stradario per anime

Anno 2017
Serie fotografica composta da 21 opere
fotografia analogica
Stampe Giclée su carta Fine Art + pittura acrilica e foglie d'oro

Produzione: progettoSKIA | a cura di: Cristina Gugnali


"La montagna come luogo di rigenerazione e di espressione del proprio potenziale di artista e di individuo".

La creazione artistica è direttamente legata alla vita interiore dell’artista e i periodi di indagine e di ridefinizione espressiva corrispondono inevitabilmente a periodi di ricerca e di esplorazione di sé. La spinta si trova dentro l’artista stesso, nelle sue emozioni, nella sua sensibilità profonda e, ogni elemento della realtà esterna ed interna è un’opportunità, per l’individuo perduto, di ridefinirsi. Perso, l’uomo è in riazzeramento permanente ma, mai meglio che in uno stato di perdizione, l’artista può elaborare ciò che si muove dentro.
Arrendersi alla perdita, al cambiamento improvviso, al caos, alla mancanza di comunicazione e chiarezza relazionale, le conseguenze di una scelta obbligata, ritrovarsi vuoti dopo aver donato tutto, il senso dell’ abbandono, il tradimento di un progetto comune, la ferita, lo strappo, lo shock, l’aborto e la profonda umiliazione. Ritrovarsi a ridimensionare l’importanza delle cose, la propria visione della realtà, l’accettazione dell’inevitabile, la ricostruzione partendo da se stessi e da quei valori interiori rimasti ancora illesi. Questi sono alcuni dei temi da cui sono partita, queste sono le emozioni vissute, sofferte, indagate, elaborate e trasformate in questo progetto fotografico.

Il processo:

Credo nella fotografia intesa come strumento che dà la possibilità di “scrivere con la luce” e si fa materia per costruire un significato; come mezzo d’espressione ed esercizio di concentrazione, di contatto e presenza durante l’osservazione. La fotografia è un processo, interno ed esterno, che mi permette di percepire la realtà con occhi sempre nuovi e da prospettive sempre diverse: è un canale che libera il mio sentire e crea un’ esperienza di contatto interno e allo stesso tempo un contatto estatico con una realtà superiore trascendente, spirituale.
Solitamente sperimento due modalità parallele di esprimermi attraverso la fotografia, una legata al contatto con la realtà esterna e l’altra legata all’esplorazione di temi e valori interiori. Una modalità è spontanea, legata alla contemplazione, all’andare a cercare, allo scoprire degli elementi che mi chiamano e con i quali entro in contatto, è una sorta di esplorazione del mondo attraverso i sensi, attraverso lo sguardo; è apertura all’intuizione, una meditazione nella quale svuoto la mente da ogni contenuto, nella quale mi metto nella condizione di ricevere, di sentire cosa succede, di captare dei messaggi, delle immagini interiori simboliche che una volta decodificate parlano dei frammenti di ombra e di luce che ci sono dentro di me. È proprio attraverso queste immagini che da dentro porto fuori e poi di nuovo dentro, che fluisce la consapevolezza. Questa maniera di immergermi nella fotografia mi è particolarmente utile quando mi sento persa, irrequieta, in cerca di risposte, in una situazione di pesantezza, perché mi riporta al centro, mi riporta a un senso di equilibrio, di proporzione e spontaneità.
Parallelamente, vivo internamente una vera e propria gestazione, mi dedico all’ascolto interiore, al contatto intimo con me stessa, alla percezione dentro di me di parole, immagini e colori per poi portarli a una manifestazione esterna creando un’opera più ampia, come se fosse un racconto visivo nel quale tutti gli aspetti emersi si svelano in un’immagine o in una serie di immagini. È un rituale, un movimento in cui quello che è dentro viene portato fuori e reso tangibile, visibile e visibilmente risolto.

Il progetto:

Questo progetto fotografico è una sorta di diario visivo; una raccolta di immagini, tracce, simboli e segni. Uno stradario che in sé contiene indicazioni per un nuovo itinerario interiore, verso un nuovo senso di sé. Esso è stato realizzato in un ampio ambito territoriale che abbraccia tre regioni, compresa la Valle d’Aosta: dalla periferia di Aosta, all’alta montagna di Madonna di Campiglio, alle zone di Moncenisio, il bosco attorno alla Certosa di Montebenedetto sopra il paese di Villar Focchiardo, Coazze e Torino stessa.
Le fotografie sono state scattate in bianco e nero a simboleggiare la dualità del tema (perdita – ricostruzione) come a rappresentare una sorta di reportage emotivo in divenire. Le immagini sono state realizzate durante solitarie camminate in natura nell’intenzione di ritrovare un contatto interno ed esterno, una liberazione dal peso interiore cercando nuove visioni, nuovi respiri e impercettibili risposte.
In una fase successiva, alcune di queste immagini, dopo essere state stampate sono state strappate per poi essere tra loro ricongiunte e “ricucite” attraverso la colatura di un filo d’oro. Quest’azione significativa e simbolica è stata presa come ispirazione da una tecnica giapponese chiamata Kintsugi (letteralmente, “riparare con l’oro”) che consiste nell’incollare i frammenti dell’oggetto rotto con una lacca giallo rossastra e nello spolverare le crepe che attraversano l’opera ricomposta con della polvere d’oro. Il risultato è un manufatto striato d’oro, percorso da linee che lo rendono nuovo, diverso e unico. La filosofia alla base di quest’azione riparatoria è che la vita consta non soltanto di integrità, ma anche di rottura e, come tale, va accolta. Il dolore, per i giapponesi, non incarna un sentimento vergognoso, da estirpare o da occultare, così come l’imperfezione estetica non rappresenta un elemento capace di rovinare l’armonia di una figura; le crepe dell’oggetto rotto non vanno né nascoste né mimetizzate ma valorizzate, esattamente come le cicatrici, i difetti fisici e le ferite dell’anima non vanno celate ma esibite essendo esse stesse parte dell’uomo e della sua storia.
L’intenzione del progetto fotografico è dunque quella di voler svelare e dimostrare, attraverso un processo di indagine e interiorizzazione, che da una ferita risanata, dalla lenta riparazione conseguente una rottura, può rinascere una forma di bellezza superiore. I segni impressi dalla vita sulla nostra pelle e nella nostra mente hanno un valore e un significato ed è da essi, dalla loro accettazione e rimarginazione, che prendono il via i processi di rigenerazione e rinascita interiore.
Il processo di creazione dell’opera è durato quasi due anni al pari del processo e della rielaborazione interiore. La chiusura di un ciclo apre ora alla visione di un nuovo stradario per l’Anima.

Cristina Gugnali



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"The mountain as a place of regeneration and expression of one’s own potential as an artist and individual."

The artistic creation is directly linked to the artist's inner life and the times of investigation and expressive redefinition necessarily correspond to periods of research and self-exploration. The thrust lies in the artist himself, in his emotions, his deep sensitivity, and each element of both the external and internal reality is an opportunity, for the lost individual, to redefine himself. Lost, the human being is permanently resetting, but never better than in a state of perdition, the artist can work through what moves inside.
Surrendering to the loss, the sudden change, the chaos, the lack of communication and relational clarity, the consequences of a forced choice, finding yourself empty after donating everything, the sense of abandonment, the betrayal of a common project, the wound, the tear, the shock, the abortion and the deep humiliation. To find yourself resizing the importance of things, your own vision of reality, the acceptance of the inevitable, the reconstruction starting from yourself and from those inner values still unharmed. These are some of the topics from which I moved, these are the experienced, suffered, investigated, processed emotions I turned into a photographic project.

The process:

I believe in photography as a tool that gives the possibility of "writing with light" and that becomes matter to build a meaning; as a means of expression and concentration exercise, focusing on contact and presence during the observation. Photography is a process, both internal and external, which allows me to perceive reality with always new eyes and always from a different perspective: it is a channel that frees my feelings and creates internal contact experience and, at the same time, an ecstatic contact with a higher transcendent and spiritual reality.
I usually experience two parallel ways of expressing myself through photography, one related to the contact with the outside world and the other one connected with the exploration of inner themes and values. One way is spontaneous, related to contemplation, to the quest, to find out the elements that call me and whom I make contact with, it is a kind of exploration of the world through the senses, through the eyes; it’s open to intuition, a meditation in which I empty the mind of all content, in which I put myself in a position to receive, to hear what happens, to pick up the messages, the symbolic inner images that once decoded speak of the shadow and light fragments I have inside. It is through such images taken from the inside out and then back to the inside, that awareness flows. This way of immersing myself in the picture is especially useful when I feel lost, restless, looking for answers, in a situation of heaviness, because it brings me back to the center, it takes me back to a sense of balance, proportion and spontaneity.
At the same time, I live a real pregnancy inside. I dedicate myself to listening inward, to the intimate contact with myself, to the perception of words, images and colors and then I bring them to an external manifestation creating a larger work, such as if it was a visual story in which all the emerged aspects are revealed in an image or a series of images. It is a ritual, a movement in which what is inside is taken out and made tangible, visible and visibly resolved.

The project:

This photography project is kind of a visual diary; a collection of images, tracks, symbols and signs. A street guide which in itself contains instructions for a new inner journey towards a new sense of self. It has been created in a wide geographical area that spans three regions, including Valle d'Aosta: from the outskirts of Aosta, the high mountains of Madonna di Campiglio, the Mont Cenis area, the woods around the Charterhouse of Montebenedetto above the village of Villar Focchiardo, Coazze and Turin itself.
The photographs were taken in black and white to symbolize the theme of duality (loss - reconstruction) as representing a kind of emotional reportage in the making. The images were produced during solitary walks in nature with the intention of finding an internal and external contact again, a liberation from the inner weight, trying new visions, new breaths and imperceptible answers.
At a later stage, after printing, some of these images have been torn and then put together again, "stitched" through the pouring of a gold wire. This symbolic action was inspired by a Japanese technique called Kintsugi (literally, "to restore with gold”) which involves gluing the broken fragments of an object with a reddish yellow lacquer and sprinkle gold dust in the cracks recomposed through the work. The result is a veined gold artifact, covered with lines that make it new, different and unique. The philosophy that sustains this action is that in life there is not only integrity, but also breach and, as such, it must be accepted. Pain, for the Japanese culture, does not embody a shameful feeling, to eradicate or suppress, as the aesthetic imperfection is not an element that ruins the harmony of a figure; the object’s cracks should not be hidden or camouflaged, but enhanced, just as scars, the physical defects and the wounds of the soul are not to be hidden but exhibited, being themselves part of the human being and of his history.
The photographic project intent is therefore to reveal and demonstrate that, through a process of inquiry and internalization, from a healed wound, the slow repair resulting in a break, a higher form of beauty can rise. The signs of life on our skin and in our mind have a value and a meaning, and it is from them, from their acceptance and healing, that the regeneration processes and the inner rebirth start.
The creation of the project took almost two years, along with the inner process and the inner re-elaboration. The closing of a cycle opens now the vision of a new street guide for the Soul.























allestimento parete 1
allestimento parete 1


allestimento parete 2 a specchio